martedì 7 marzo 2017

Spigolatura sui grandi compositori europei del ' 900 “Maurice Ravel”



Il secolo XX è costellato di personalità musicali di portata epocale, che, pur avendo realizzato forme d'espressione assai diverse, e spesso addirittura antitetiche, sono tuttavia accomunate da una sorta di denominatore comune, che è la volontà di rinnovare, in varie direzioni, il linguaggio musicale, ed esprimere, seppur in diversa misura, il profondo disagio dell'uomo nel XX secolo, difronte alla lacerante crisi prodotta dai due conflitti mondiali e al fallimento clamoroso del Positivismo e del progresso scientifico, rivelatosi assolutamente incapace di dare una risposta ai più drammatici interrogativi esistenziali dell'uomo stesso.
La produzione artistica compresa tra la fine dell'800 e l'inizio del nuovo secolo è tuttavia di altissimo livello (basti pensare ai romanzi di Proust, Musil, Thomas Mann, Hemingway, Zweig, Bulgakov, Borges, Garcia Marquez, ecc. ai dipinti di Klimt, Munch, Egon Schiele), mentre in ambito musicale, l'influenza delle sconvolgenti innovazioni wagneriane, anche molti anni dopo la morte del compositore (1883), era ancora così forte da riverberarsi anche sul nascente Simbolismo francese, che vedeva la realtà visibile continuamente collegata a quella invisibile, di cui costituiva una sorta di “specchio “ simbolico.
Sul crinale tra '800 e '900 si colloca la figura e l'opera di Maurice Ravel, nato nel 1875 a Cibour, paesino dei Pirenei Atlantici, da PIERE JOSEPH, ingegnere svizzero, e MARIE DELOUART, di origine basca. Dall'interesse del mondo spagnolo, egli attinse per un colorismo acceso e iridescente, ma mai scontato e volgare, affidato agli strumenti d'orchestra (“Rhapsodie espagnole”1907), per valorizzarli finalmente nella singolarità dei rispettivi timbri, più che raggrupparli nelle tradizionali “famiglie”.
Accanto ad un prezioso gusto armonico, i tratti della sua maturità stilistica vengono puntualizzandosi nella spiccata tendenza alla linearità melodica, già presente nelle prime significative composizioni di fine ottocento, ( quali il “MENUET ANTIQUE” per pianoforte, la prima versione dell ' HABANERA per due pianoforti, poi orchestrata come terzo movimento della Rapsodia Spagnola- o la PAVANE POUR UNE INFANTE DEFUNTE (1898).
Ravel concorse per tre volte al PRIX DE ROME, che però non gli venne mai concesso; il terzo fallimento (1905) suscitò, anzi, polemiche tali, da provocare le dimissioni del Direttore del Conservatorio, DUBOIS, che venne sostenuto da GABRIEL FAURE', maestro di Ravel.
La pubblicazione, nel 1901,del celebre brano per piano forte “JEUX D'EAU” fece momentaneamente considerare Ravel come un epigono di Debussy, di cui il brano ravelliano ricordava l'armonia modale e l'uso delle scale per toni interi- ma, nonostante gli inevitabili stilemi comuni- come quelli desunti dalla musica orientale, o dall'antico “clavicembalismo” francese, o ancora dal Jazz americano- ben presto Ravel rivendicò la propria assoluta originalità rispetto al suo assoluto “ avversario”, spingendosi, da una parte, molto più lontano di Debussy nel trattamento ardito e libero delle dissonanze, ma non disgregando, dall'altra, i presupposti del sistema tonale, mantenendosi, piuttosto, sempre all'interno di un binario costruito con chiarezza e razionalità di forme e nitidezza della melodia, cui le “brume” e gli “agglomerati sonori” di Debussy rimangono sostanzialmente estranei.
Accostatosi molto facilmente alla musica da camera, Ravel componeva, nel 1902, il “QUARTETTO” d'archi, lavorava alla “INTRODUCTION ET ALLEGRO” per arpa, flauto, clarinetto e archi e contemporaneamente, al capolavoro pianistico “ GASPARD DE LA NUIT” e al balletto”DAPHNIS ET CLOE', commissionatagli da DIAGHILEV.
Alla vigilia del primo conflitto mondiale, l'ascolto sconvolgente del “PIEROT LUNAIRE” di SCHOENBERG favorì la composizione del “TROIS POEMES DE MALLARME'”, e del “TRIO” per pianoforte ed archi. La guerra provocò nel musicista una profonda crisi interiore. Definito “inabile” per l'arruolamento in aviazione, a causa della sua delicata costituzione fisica, partì ugualmente, nel 1916, per il fronte di VERDUN, come conduttore di autocarri. Definitivamente riformato in seguito ad un delicato intervento chirurgico , rientrò nel 1917 a Parigi, in tempo per assistere la madre morente. Frutto della sua esperienza bellica fu “ LE TOMBEAU DE COPERIN”(poi orchestrato), omaggio ai commilitoni caduti in guerra.
Nel 1919, quando soffriva già gravemente di insonnia, compose, ancora su invito di DIAGHILEV, il vasto poema coreografico “LA VALSE” molto ardito armonicamente, ma mai realizzato in veste scenica. I due grandi concerti pianistici ( quello in RE per la sola mano sinistra, irto di dissonanze e difficoltà tecniche, e quello, più disteso, in SOL), composti quasi “in coppia” negli anni 1929-1930, costituirono un'ulteriore conferma del suo genio musicale e della sua straordinaria capacità di “sfruttare” i colori orchestrali, mentre gli approcci al teatro musicale si erano precedentemente concretizzati in due fantasiose e originalissime opere comiche: l' “HEURE ESPAGNOLE”,- Parigi, Opéra- Comique, 191- in cui i personaggi sono tramutati in marionette, grazie alla spietata “meccanizzazione” del ritmo e “L'ENFANT ET LES SORTILEGES”- Montecarlo, 1925- i cui protagonisti sono animali e oggetti inanimati, che si ribellano alla cattiveria di un bambino, finché questi non si ravvede, curando uno scoiattolino. Famosissimo il balletto per orchestra “BOLERO” (1928) che presenta un parossistico crescendo, prodotto dalla ostinata ripetizione degli stessi elementi tematici in un graduale ispessimento del tessuto orchestrale : straordinario sfoggio di maestria strumentale.
Uomo dall'intelligenza brillante e dalla sensibilità acutissima, profondo conoscitore delle strutture e delle possibilità tecniche di tutti gli strumenti grande Maestro dell'orchestrazione (basti pensare al suo stesso “ Ma mere l'oye” o ai celeberrimi “Quadri di un'esposizione” di MUSSORGSKIJ), Ravel rappresenta l'ultimo, riuscito tentativo di recupero della grande tradizione classica, alla luce, tuttavia, di sentimenti raffinati, colori quintessenziali e sfumature preziose e sottili.

Già dagli inizi degli anno Trenta del Novecento, egli fu affetto da disturbi cerebrali sempre più gravi, che finirono per tradursi in progressiva afasia e aprassia. Entrato in coma irreversibile in seguito ad un intervento chirurgico, spirò all'alba del 28 dicembre 1937, senza aver mai ripreso conoscenza. Aveva 62 anni.  

Wanda Gianfalla Anselmi
Pescara marzo 2017

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