Il secolo XX è costellato
di personalità musicali di portata epocale, che, pur avendo
realizzato forme d'espressione assai diverse, e spesso addirittura
antitetiche, sono tuttavia accomunate da una sorta di denominatore
comune, che è la volontà di rinnovare, in varie direzioni, il
linguaggio musicale, ed esprimere, seppur in diversa misura, il
profondo disagio dell'uomo nel XX secolo, difronte alla lacerante
crisi prodotta dai due conflitti mondiali e al fallimento clamoroso
del Positivismo e del progresso scientifico, rivelatosi assolutamente
incapace di dare una risposta ai più drammatici interrogativi
esistenziali dell'uomo stesso.
La produzione artistica
compresa tra la fine dell'800 e l'inizio del nuovo secolo è tuttavia
di altissimo livello (basti pensare ai romanzi di Proust, Musil,
Thomas Mann, Hemingway, Zweig, Bulgakov, Borges, Garcia Marquez, ecc.
ai dipinti di Klimt, Munch, Egon Schiele), mentre in ambito musicale,
l'influenza delle sconvolgenti innovazioni wagneriane, anche molti
anni dopo la morte del compositore (1883), era ancora così forte da
riverberarsi anche sul nascente Simbolismo francese, che vedeva la
realtà visibile continuamente collegata a quella invisibile, di cui
costituiva una sorta di “specchio “ simbolico.
Sul crinale tra '800 e '900
si colloca la figura e l'opera di Maurice Ravel, nato nel 1875 a
Cibour, paesino dei Pirenei Atlantici, da PIERE JOSEPH, ingegnere
svizzero, e MARIE DELOUART, di origine basca. Dall'interesse del
mondo spagnolo, egli attinse per un colorismo acceso e iridescente,
ma mai scontato e volgare, affidato agli strumenti d'orchestra
(“Rhapsodie espagnole”1907), per valorizzarli finalmente nella
singolarità dei rispettivi timbri, più che raggrupparli nelle
tradizionali “famiglie”.
Accanto ad un prezioso gusto
armonico, i tratti della sua maturità stilistica vengono
puntualizzandosi nella spiccata tendenza alla linearità melodica,
già presente nelle prime significative composizioni di fine
ottocento, ( quali il “MENUET ANTIQUE” per pianoforte, la prima
versione dell ' HABANERA per due pianoforti, poi orchestrata come
terzo movimento della Rapsodia Spagnola- o la PAVANE POUR UNE INFANTE
DEFUNTE (1898).
Ravel concorse per tre volte
al PRIX DE ROME, che però non gli venne mai concesso; il terzo
fallimento (1905) suscitò, anzi, polemiche tali, da provocare le
dimissioni del Direttore del Conservatorio, DUBOIS, che venne
sostenuto da GABRIEL FAURE', maestro di Ravel.
La pubblicazione, nel
1901,del celebre brano per piano forte “JEUX D'EAU” fece
momentaneamente considerare Ravel come un epigono di Debussy, di cui
il brano ravelliano ricordava l'armonia modale e l'uso delle scale
per toni interi- ma, nonostante gli inevitabili stilemi comuni- come
quelli desunti dalla musica orientale, o dall'antico
“clavicembalismo” francese, o ancora dal Jazz americano- ben
presto Ravel rivendicò la propria assoluta originalità rispetto al
suo assoluto “ avversario”, spingendosi, da una parte, molto più
lontano di Debussy nel trattamento ardito e libero delle dissonanze,
ma non disgregando, dall'altra, i presupposti del sistema tonale,
mantenendosi, piuttosto, sempre all'interno di un binario costruito
con chiarezza e razionalità di forme e nitidezza della melodia, cui
le “brume” e gli “agglomerati sonori” di Debussy rimangono
sostanzialmente estranei.
Accostatosi molto facilmente
alla musica da camera, Ravel componeva, nel 1902, il “QUARTETTO”
d'archi, lavorava alla “INTRODUCTION ET ALLEGRO” per arpa,
flauto, clarinetto e archi e contemporaneamente, al capolavoro
pianistico “ GASPARD DE LA NUIT” e al balletto”DAPHNIS ET
CLOE', commissionatagli da DIAGHILEV.
Alla vigilia del primo
conflitto mondiale, l'ascolto sconvolgente del “PIEROT LUNAIRE”
di SCHOENBERG favorì la composizione del “TROIS POEMES DE
MALLARME'”, e del “TRIO” per pianoforte ed archi. La guerra
provocò nel musicista una profonda crisi interiore. Definito
“inabile” per l'arruolamento in aviazione, a causa della sua
delicata costituzione fisica, partì ugualmente, nel 1916, per il
fronte di VERDUN, come conduttore di autocarri. Definitivamente
riformato in seguito ad un delicato intervento chirurgico , rientrò
nel 1917 a Parigi, in tempo per assistere la madre morente. Frutto
della sua esperienza bellica fu “ LE TOMBEAU DE COPERIN”(poi
orchestrato), omaggio ai commilitoni caduti in guerra.
Nel 1919, quando soffriva
già gravemente di insonnia, compose, ancora su invito di DIAGHILEV,
il vasto poema coreografico “LA VALSE” molto ardito
armonicamente, ma mai realizzato in veste scenica. I due grandi
concerti pianistici ( quello in RE per la sola mano sinistra, irto di
dissonanze e difficoltà tecniche, e quello, più disteso, in SOL),
composti quasi “in coppia” negli anni 1929-1930, costituirono
un'ulteriore conferma del suo genio musicale e della sua
straordinaria capacità di “sfruttare” i colori orchestrali,
mentre gli approcci al teatro musicale
si erano precedentemente concretizzati in due fantasiose e
originalissime opere comiche: l' “HEURE ESPAGNOLE”,- Parigi,
Opéra- Comique, 191- in cui i personaggi sono tramutati in
marionette, grazie alla spietata “meccanizzazione” del ritmo e
“L'ENFANT ET LES SORTILEGES”- Montecarlo, 1925- i cui
protagonisti sono animali e oggetti inanimati, che si ribellano alla
cattiveria di un bambino, finché questi non si ravvede, curando uno
scoiattolino. Famosissimo il balletto per orchestra “BOLERO”
(1928) che presenta un parossistico crescendo, prodotto dalla
ostinata ripetizione degli stessi elementi tematici in un graduale
ispessimento del tessuto orchestrale : straordinario sfoggio di
maestria strumentale.
Uomo
dall'intelligenza brillante e dalla sensibilità acutissima, profondo
conoscitore delle strutture e delle possibilità tecniche di tutti
gli strumenti grande Maestro dell'orchestrazione (basti pensare al
suo stesso “ Ma mere l'oye” o ai celeberrimi “Quadri di
un'esposizione” di MUSSORGSKIJ), Ravel rappresenta l'ultimo,
riuscito tentativo di recupero della grande tradizione classica, alla
luce, tuttavia, di sentimenti raffinati, colori quintessenziali e
sfumature preziose e sottili.
Già
dagli inizi degli anno Trenta del Novecento, egli fu affetto da
disturbi cerebrali sempre più gravi, che finirono per tradursi in
progressiva afasia e aprassia. Entrato in coma irreversibile in
seguito ad un intervento chirurgico, spirò all'alba del 28 dicembre
1937, senza aver mai ripreso conoscenza. Aveva 62 anni.
Wanda Gianfalla Anselmi
Pescara marzo 2017
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